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Il cervello umano si rigenera
La scoperta, per mezzo di un elemento prodotto 50 anni fa test atomici


Il cervello umano si rigenera; la scoperta è avvenuta per mezzo di un elemento prodotto 50 anni fa dai test atomici. Un elemento non radioattivo prodotto dai test nucleari degli anni '60, il carbonio 14, ha permesso di datare le cellule nervose del cervello ed ha cosi' aiutato a scoprire che i neuroni continuano a formarsi al ritmo di 1.400 al giorno, rinnovandosi costantemente nell'ippocampo. Pubblicata su Cell, la scoperta e' di un gruppo coordinato da Jonas Frisen, del Karolinska Institute di Stoccolma. E' la prima prova che nel cervello umano i neuroni si rigenerano costantemente, durante tutta la vita.

Troppo "veloci" a letto: i numeri dell'eiaculazione precoce
Per il 20-30% degli uomini il momento del piacere arriva troppo presto.



L'eiaculazione precoce (Ep) è la più comune disfunzione sessuale maschile negli uomini al di sotto dei 60 anni. A dirlo, i dati presentati in occasione del lancio della campagna europea “Not just a moment” per affrontare uno dei problemi collegati al disturbo: l'eiaculazione precoce è raramente diagnosticata e ancor meno trattata. Solo il 9% consulta un medico.

Donne e sessualità: sfatati quattro miti sulla sessualità femminile

L'Ep è una condizione medica complessa che può essere causata da vari fattori e può essere descritta come breve tempo di latenza eiaculatoria - cioè il periodo compreso fra la penetrazione e l'eiaculazione -, scarso o assente controllo dell'eiaculazione. Il contraccolpo psicologico può essere molto pesante. Esistono infine due tipi di eiaculazione precoce: la forma primaria, nota anche come permanente, che si manifesta dalla prima esperienza sessuale e continua per tutta la vita; la forma secondaria, nota anche come acquisita, caratterizzata da un esordio improvviso o graduale rispetto a una situazione che in precedenza era normale.

Il tempo del piacere
Il 90% degli uomini con eiaculazione precoce ha un tempo di “latenza” che dura sotto 1 minuto, il 10% fra 1 e 2 minuti. La disfunzione non è però solo “meccanica”: per diagnosticarla bisogna individuare problemi personali legati alla condizione, come angoscia, frustrazione e rinuncia all'intimità sessuale. L'eiaculazione precoce è persino più frequente rispetto all'impotenza negli uomini con meno di 60 anni e non è legata all'età. Circa il 50% degli uomini con sintomi di eiaculazione precoce hanno indicato che questi erano presenti fin dalla loro prima esperienza sessuale. Il 60% delle partner di uomini affetti da tale sindrome risulta insoddisfatta del rapporto sessuale, mentre il 60% dei maschi colpiti è convinto che il rapporto ne gioverebbe se il tempo dell'amore fosse maggiore. Sempre il 60% si curerebbe su suggerimento della compagna e circa il 75% di coloro che hanno deciso di ricercare una soluzione l'ha fatto per la partner.

La dieta mediterranea protegge anche dall'invecchiamento
del cervello

A svelare i nuovi benefici è uno studio spagnolo


La dieta mediterranea continua a confermare il suo ruolo di prezioso alleato della salute del cervello. Dopo i risultati recentemente ottenuti da un gruppo di ricercatori statunitensi, adesso sono gli scienziati dell'Università della Navarra (Spagna) a evidenziare l'effetto anti-aging che questo regime alimentare esercita sulle capacità cerebrali. Secondo quanto riportato sulle pagine del Journal of Neurology and Psychiatry la dieta mediterranea, sia se condita con olio extravergine d'oliva, sia se arricchita con una dose extra di frutta secca, è addirittura più efficace dell'alimentazione povera di grassi consigliata per prevenire infarti e ictus, nel contrastare il declino cognitivo tipico dell'invecchiamento.

Al momento non è possibile affermare con certezza che questo effetto sia valido per l'intera popolazione. Infatti i ricercatori spagnoli hanno concentrato i loro studi su individui ad alto rischio vascolare, ossia affetti da diabete di tipo 2 o con almeno 3 dei seguenti problemi: pressione sanguigna elevata, livelli di lipidi nel sangue alterati, sovrappeso, vizio del fumo e una tendenza familiare a sviluppare precocemente disturbi cardiovascolari. La ricerca che ha svelato questo effetto ha, però, qualcosa in più rispetto alle altre: è il primo studio ad aver analizzato i benefici protettivi della dieta mediterranea sulle capacità cognitive già emersi da altre analisi.

Chi soffre di anoressia si muove come se fosse grasso
Malattia altera percezione del corpo


Una percezione alterata del proprio corpo, che finisce per farsi sentire come un "macigno" nei movimenti. È il "paradosso" di chi soffre di anoressia: il disturbo dell'alimentazione che porta a una magrezza eccessiva, persino fatale, conduce a sentirsi grassi e pesanti anche mentre si cammina, secondo lo studio pubblicato su Plos One dai ricercatori della Utrecht University.
Gli studiosi hanno concepito un esperimento per valutare il grado di questa percezione. Hanno chiesto a due gruppi di persone di entrare attraverso una porta semiaperta. Il gruppo di soggetti senza problemi alimentari cominciava il movimento per oltrepassare la porta quando era solo il 25% più aperta delle spalle. Chi soffriva di anoressia ruotava il corpo solo quando la porta si era spalancata di almeno il 40% in più della larghezza delle spalle. Una dimostrazione che per gli anoressici quello spazio era ancora troppo ristretto rispetto alle proprie forme, che benché smagrite, vengono percepite esagetaramente.

Uno studio simile è stato condotto dalla University College of London e pubblicato su Pnas. Il cervello può "vedersi" allo specchio più grasso di due taglie di quanto non sia in realtà. I ricercatori, guidati da Michael Longo, hanno realizzato una ricerca chiedendo ai partecipanti di posizionare il palmo della mano sinistra sotto un tavolo, in modo da non poterla vedere, e quindi di giudicare le posizioni di 10 "punti di riferimento", come la lunghezza delle dita e la posizione delle nocche. È emerso che la distanza tra il dito indice e il pollice è stata stimata in media il 69% maggiore rispetto alla dimensione reale, mentre la lunghezza delle dita è risultata il 27,9% inferiore rispetto alla lunghezza effettiva.

Un avatar per sconfiggere le "voci" nella testa
I pazienti schizofrenici potrebbero ottenere un valido aiuto da una nuova tecnica



Un avatar potrebbe aiutare i pazienti con schizofrenia che non traggono giovamento dai farmaci: il paziente crea un suo personaggio e gli assegna le "voci" che sente a causa della sua malattia. L'avatar man mano cambia, diventa più rassicurante, aiutando il paziente a non avere più paura di quelle voci, a tener loro testa. Lo studio pilota, su una trentina di pazienti, è stato condotto alla University College di Londra e pubblicato sul British Journal of Psychiatry.

Il test - Un paziente schizofrenico su quattro non trae alcun giovamento dai farmaci antipsicotici oggi disponibili. Molto spesso le “voci” che lo perseguitano gli rendono la vita impossibile e lo inducono al suicidio. Una terapia semplice e di breve durata che lo aiuti a domare queste voci allucinatorie è quindi un grande aiuto nella cura di questa patologia così complessa.

Gli esperti hanno confrontato due gruppi di pazienti, il primo è stato sottoposto alla ''avatar-terapia'', il secondo a quella farmacologica classica. La "avatar-terapia" funziona così: il paziente si costruisce un avatar che impersoni le voci che sente. Dietro le quinte dell'avatar c'è uno psichiatra che man mano rende il personaggio virtuale più rassicurante, facendogli dire frasi come: "Ho capito che ti sto facendo del male, come posso aiutarti?", oppure "Ti lascerò in pace".

Contemporaneamente, lo psichiatra incoraggia il paziente a guardare il proprio avatar e a tenergli testa, spronandolo a non credere all'esistenza di quelle voci. In seguito all'impiego di questa tecnica, molti pazienti hanno dichiarato di smettere di sentire le voci o di essere riusciti a controllarle. Partirà presto un nuovo studio su oltre un centinaio di pazienti per verificare su un campione maggiore l'efficacia del metodo.

Ricordi belli, facciamone un data base di felicità
Antidoto a tristezza e depressione


C'è un modo semplice, efficace e alla portata di tutti per lottare contro la malinconia della vita quotidiana, specie in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando: rivolgersi a una banca molto particolare, a disposizione di ciascuno e con gli sportelli sempre aperti, 365 giorni l'anno. Potremmo chiamarla "Banca dei momenti felici", un meccanismo mentale che consente di attingere alle residue risorse di felicità che ciascuno ha dentro di sé per merito dei suoi ricordi. Vi sembra puerile? Eppure c'è chi giura che funziona.  

La ricetta è suggerita dal prof. Piero De Giacomo, psichiatra dell'Università' di Bari, che ha messo a punto un "Modello pragmatico elementare" in grado di contrastare gli stati depressivi. "Per costruire una 'Banca dei momenti felici", spiega De Giacomo, "scorrete con la vostra mente lungo il corso della vostra vita ed individuate i ricordi più lieti: la nascita di un figlio, il momento in cui avete capito che lui o lei poteva avere attrazione per voi, le promozioni a scuola, nel lavoro, la guarigione dopo una malattia, la vincita in un concorso al gioco". A quel punto, spiega, " i momenti felici vanno messi in una sorta di banca": quando siamo in uno stato di bisogno, con l'esercizio mentale si apre quella porta semplicemente pensando di farlo e dicendo a se stessi: "ora apro la porta della mia banca e tiro fuori il momento più felice'.

Sono in molti a ricorrere a questa strategia mentale, ad esempio alcuni grandi sportivi che hanno subito incidenti gravi come Pistorius e Zanardi. Questi personaggi affrontano la loro vita combattendo le menomazioni fisiche. Allo stesso modo tutti noi possiamo e dobbiamo fare con le difficoltà quotidiane. Si tratta di mettere in gioco un processo mentale non molto diverso dal celebre meccanismo dei cani di Pavlov, spiega De Giacomo: "Nei cani la vista del cibo provocava salivazione, poi se si associava la vista del cibo a un suono bastava il suono stesso a fare salivare i cani anche senza cibo". Allo stesso modo se noi associamo il costrutto "momento felice" ad un certo movimento del nostro corpo, si crea un riflesso per cui compiere quel gesto apre la porta della "banca" e fa comparire il momento felice.

Disturbi mentali: curarsi è volersi bene
Secondo gli esperti, il 60 per cento dei pazienti non segue la terapia in maniera adeguata


Quando è la mente a soffrire c'è sempre una certa reticenza a parlarne. Quello della malattia "della testa" è un dolore vissuto in solitudine e con vergogna. Molto spesso uno dei problemi principali è la mancanza di cure adeguate, molti pazienti non seguono i trattamenti indicati, tanto che il livello di non aderenza alla terapia può arrivare al 60 per cento.
Forse ciò è dovuto alla varietà dei trattamenti e dei percorsi terapeutici con oltre 480 combinazioni diverse di farmaci.
La conseguenza è una ricaduta economica per il sistema sanitario, con un costo medio di 4 mila euro l'anno per paziente. Questi dati sono evidenziati dallo studio Ibis (Italian Burden of Illness analysis on Schizophrenia & Bipolar disorder), realizzato da CliCon su tredicimila pazienti affetti da schizofrenia e disturbo bipolare.
L'indagine è stata presentata in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale del 10 ottobre 2012. Un'altra evidenza fornita è il numero di persone colpite: le due maggiori forme di disturbo psichiatrico colpiscono, insieme, oltre 50 milioni di persone nel mondo e circa due milioni di italiani.
Dalla ricerca emerge che il 66 per cento dei pazienti è stato trattato in monoterapia e gli sono state prescritte 21 differenti molecole di farmaci antipsicotici, mentre circa il 25 per cento usa due differenti farmaci, per un totale di 126 differenti combinazioni terapeutiche. Il 9 per cento dei pazienti assume addirittura tre o più farmaci, per un totale di 333 diverse combinazioni.
Il passaggio da un trattamento farmacologico a rilascio immediato a un trattamento a rilascio prolungato (quetiapina) migliora l'aderenza dei pazienti alla terapia.
A ciò si abbina una riduzione del costo di trattamento a semestre del 7 per cento nella schizofrenia e del 23 per cento nel disturbo bipolare, nonostante un incremento della spesa per il farmaco. Questo per quanto riguarda l'abbattimento dei costi per le ospedalizzazioni e l'accesso alle strutture psichiatriche, che incidono per circa i tre quarti del costo totale annuo.

Donne sull'orlo di una crisi di nervi
Maggiore tendenza a sviluppare disturbi mentali per il "gentil sesso"


Mogli, mamme e lavoratrici. L'affollarsi di ruoli rende le donne più fragili psicologicamente rispetto agli uomini. Tanto che sviluppano in media il 40% di malattie mentali in più degli uomini. Lo rivela uno psicologo della Oxford University, Daniel Freeman, nel suo libro: "The stressed sex: uncovering the truth about men, women and mental health".
Tra casa e lavoro - Le donne sarebbero le vittime privilegiate di disturbi che vanno dalla depressione alle fobie, passando per le nevrosi, secondo Freeman. Lo psicologo ha svolto un lavoro di indagine sui propri pazienti, confrontando i dati della propria ricerca con quelli del Sistema Sanitario Nazionale inglese sui disturbi psichici. E' emersa la difficoltà per il "gentil sesso" di conciliare una vita privata piena di impegni, in cui le esigenze di mariti e figli e la cura della casa hanno spesso la priorità su quelle personali, con il lavoro, ambito nel quale si avverte senso di frustrazione anche a causa di una retribuzione inferiore a quella degli uomini. Inoltre, le difficoltà delle donne sembrerebbero in qualche modo acuite anche dalle immagini trasmesse dalle pubblicità, in tv o sulle riviste patinate, nelle quali traspare un'immagine della femminilità tanto perfetta quanto irreale.

Non bisogna generalizzare troppo - Tuttavia, se da un lato emerge, come rileva Freeman, che le donne si sentono in molti casi sole, poco considerate e messe in secondo piano, "occorre però stare attenti a non caratterizzare troppo le malattie mentali come di genere". Non è così perché "anche gli uomini ne soffrono e per loro sono in agguato anche altre problematiche, a partire da un tasso più alto di abuso di alcol e droghe".

Coppia: il vademecum dell'armonia
Piccolo prontuario di sopravvivenza ai tempi della crisi


L'attuale situazione di crisi economica sta facendo sentire i suoi effetti anche sulla vita familiare e sulla coppia, minando la serenità individuale e complicando ancora di più il già complesso equilibrio di molti ménage. Chi ha desiderio di avventurarsi sull'entusiasmante e periglioso cammino di una relazione stabile, dunque, deve fare un sereno, ma accurato, esame di coscienza ed "attrezzarsi" per affrontare una serie di eventualità.
Gli ingredienti indispensabili da mettere in valigia prima di intraprendere una avventura amorosa sono suggeriti da Meetic.it (www.meetic.it) il portale di incontri per chi è in cerca dell'anima gemella. Prima di tuffarsi in una relazione servono: un accurato esame della realtà, una certa quota di consapevolezza, una bella scorta di tolleranza, un pizzico di semplicità, una provvista di disponibilità, pazienza a gogò e una buona dose di autoironia.

SAGGEZZA E CALMA ZEN
- Una certa dose di saggezza e di disponibilità a investirsi di imperturbabile calma di stampo buddista è senz'altro un punto di partenza ideale (sicuramente il meno costoso, ma non per questo meno impegnativo o di minor valore) per fronteggiare le tortuosità che spesso insorgono nelle relazioni, luogo in cui inconsapevolmente molti finiscono per riversare  frustrazioni, bisogni, insoddisfazioni.

PROTEGGIAMO IL RAPPORTO
– Il rapporto di coppia, oggi più che mai, deve essere attentamente difeso dalle turbolenze legate agli sbalzi di umore: volersi bene e avere un buon rapporto con il proprio partner rimane una delle poche fonti di benessere e progettualità a "costo zero", ma richiede comunque la capacità di "investire" nel modo giusto.

CAPITALIZZARE GLI AFFETTI
- Per una corretta "capitalizzazione" degli affetti, ognuno ha il dovere di recuperare i valori che
ultimamente sono stati un po' trascurati: di fatto, negli ultimi tempi, più ci siamo sentiti frustrati, tristi e insoddisfatti, più abbiamo cercato soddisfazioni effimere."CARPE DIEM": SÌ, MA… - il celebre detto latino, "carpe diem" ha perso il suo significato originario: da "cogli l'attimo", nel senso di godere di ogni momento per quello che di buono può offrire, ha assunto il significato di "ogni lasciata è persa". Questo genera una specie di voracità nei confronti della vita, come se ci trovassimo immersi in una catena di montaggio in cui, alla prima difficoltà, si lascia perdere perché: " ho già tanti problemi nella vita....".

CI INCONTRIAMO DI PIÙ MA CI CONOSCIAMO MENO
- Il paradosso è che i mezzi per comunicare e incontrarsi sono sempre più potenti, ma siamo sempre meno disponibili ad approfondire e soffermarci, nella convinzione che chi si ferma è perduto, e spreca mille occasioni! Eppure, più cerchiamo soddisfazioni per compensare il senso di smarrimento, più ci troviamo imprigionati in una estenuante corsa alla ricerca di chissà cosa e in fuga da chissà cos'altro .

ECOLOGIA DELLA MENTE
- Serve dunque tornare a un migliore equilibrio, in cui pianificare e ricercare il benessere, senza evitare a tutti i costi il disagio. Il disagio non necessariamente va evitato. Anche le emozioni difficili, come ansia, tristezza o paura, hanno la loro utilità e ci aiutano a comunicare, ci raccontano di noi e ci aiutano a cercare soluzioni alternative. Ricordiamoci che la coppia è innanzi tutto fonte di piacere e benessere e non valvola di sfogo.

PAURA? HA UN LATO BUONO
- L'origine della paura induce a cercare nell'altro qualcosa che ci regali un senso di stabilità: se non troviamo questo, non significa necessariamente che il nostro partner non è "quello giusto"; potremmo essere noi ad aspettarci qualcosa che nemmeno noi possiamo dare.

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